La lussuria del colibrì

La storia di un volo frenetico, di una sete insaziabile, della foga di chi esige e consuma, e di un amore sofferto e delicato, bello e pieno nella sua lentezza e rispettosa distanza.

 

C’è un colibrì dai colori sgargianti
tra le foglie varie e scure dei campi.

Si posò su una rosa selvatica un giorno
e lei gli chiese ascolto:
“Ho tante storie da raccontare”
– disse –
“storie per chi sa ascoltare,
storie per chi il tempio del mio seme vuole accarezzare.”

Ma il colibrì le rispose vivace:
“Io di nettare soltanto sono rapace.
Dai tuoi petali risucchio il colore;
tu per me sei una fonte se ho sete,
non un fiore.”

E così dicendo si lasciò affondare nel pistillo
di quella rosa che poi lo lasciò fare –
lei che con le sue spine poteva impedirlo
era però troppo stanca per lottare.

L’uccello dal breve piacere fu stordito
e più secca era ora diventata la sete.
Così corse subito da un altro fiore a bere
ancora linfa da uno stelo ambito.

Così facendo passò i mesi in volo,
il colibrì che si muoveva senza sosta,
in una corsa di fiore in fiore composta
che lo lasciò solo su ogni bocciolo.

Un giorno poi un pittore arrivò nel prato,
dipinse quella rosa dal ricco passato:
quella rosa cantastorie che voleva raccontarsi
davanti al pittore riuscì a spogliarsi.

Ed è sulla tela che il pennello trasportò
il tempio che lei al colibrì menzionò.
Un colibrì che non aveva modo di apprezzare
la capacità della cura nel saper ascoltare.

L’uccello alla vista della tela nuda
scoprì che si era sempre perso dell’altro:
dietro a quei petali e carne cruda
c’era un cuore bagnato in cui voleva fare un salto.

Ma l’atterraggio fu cosa dura:
il colibrì si accorse che aveva paura,
quando scoprì che per accedere al tempio della rosa
doveva anche di sé dire qualcosa.

E per timore voltò le ali e partì via,
lasciando delle sue piume la scia
e partendo in un volo lontano,
si accorse di quanto il nettare era stato vano.

Con il pennello invece il pittore
continuava a scrivere piano l’amore
e con la sua fame di profondo
ascoltava il respiro della rosa in sottofondo.

Fu il tempo infine a comporre la tela
che il contenuto del tempio con cura cela,
mentre un colibrì in volo dai colori sgargianti
ancora si aggira solo negli oscuri campi.

Composizione di Ludovica Ingangi

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