Scrisse William Blake, il grande poeta inglese, che il bambino è padre dell’uomo.
Scrisse William Blake, il grande poeta inglese, che il bambino è padre dell’uomo.
Da dove nascono gli otto vizi capitali che abbiamo faticosamente esplorato? Hanno qualcosa in comune? Anche una soluzione?
Vano. Vuoto. Privo di senso. Inutile. Lontano dall'essenza. Apparente. Superficiale.
La stanchezza disperante e angosciosa di chi non trova motivo per alzarsi dal letto, per uscire alla vita, per darsi da fare: oggi esploriamo l'accidia come malattia filosofica ed esistenziale, al di là delle comuni idee sulla pigrizia.
Qual è la differenza tra "sfamarsi", "nutrirsi" e "mangiare"? E allora "divorare"? Il cibo è oggetto o persona?
Può essere sottile e mascherarsi, ma l'avarizia è dietro a molte delle nostre peggiori scelte, soprattutto quelle che ci fanno perdere occasioni che rimpiangeremo per sempre.
Il peccato soppresso, il non detto, quello che soltanto la satira e la commedia hanno potuto sdoganare ogni tanto nei secoli, la lussuria.
Il peccato dei peccati, la colpa originale, l'allontanamento dal Padre celeste o dalla Madre Terra - anzi, non solo l'allontanamento, ma la violenta rivolta contro padri, madri e dèi. Per poi rimanere soli.
Il secondo vizio capitale in questo nostro percorso: l'invidia. Volere non ciò che un altro è, ma quel che ha - senza comprendere che ha quel che ha proprio perché è quel che è!
L’ira funesta di Achille, il girone degli iracondi nell’inferno dantesco, la rabbiosa smania di vendetta di Rigoletto, MacBeth e Oreste…tutti hanno in comune una stessa pulsione, una delle più trabordanti, delle più narrate, delle più discusse: “L’ira, un acido che può corrodere più il recipiente che lo contiene che non qualsiasi cosa su cui venga versato.” (Seneca, De ira)